Cosa vedere - seconda parte

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La piazza principale.

La piazza principale di Erto è un minuscolo riquadro di sassi che si apre sulla via centrale, a pochi metri dal campanile, dove i paesani si ritrovavano per chiacchierare, discutere e stare insieme. In primavera e in estate le persone raggiungevano la piazza alla sera, col terminare dei lavori nelle case, nei campi, nei boschi o nei pascoli, rimanendovi anche fino a notte fonda. Dopo le fatiche quotidiane rilassarsi e divertirsi assieme era essenziale e la presenza di numerose osterie sparse lungo la via Centrale permetteva a tutti di concedersi qualche svago.

La piccola piazza del Centro Storico
La piazza principale del Centro Storico. Sullo sfondo l'ex panificio di "Daci".

Affacciati su quel fazzoletto di ciottoli, c’erano alcuni dei negozi della comunità: il ferramenta che vendeva bombole di gas dopo l’avvento dei fornelli più moderni; una macelleria; un emporio dove si trovava ogni genere di prodotto, dai chiodi agli scufóns (le tipiche calzature di pezza e velluto degli ertani).

Madonna dell'acqua

Questa piazzetta fu costruita per scongiurare il pericolo di nuove alluvioni. In passato infatti una grande inondazione aveva messo in pericolo il paese perciò la sua realizzazione venne dedicata alla Madonna dell’acqua, raffigurata pure nell’affresco presente sulla casa soprastante.

Ecco perché questa piazza veniva anche detta “Piazza della Madonna dell’acqua”. Una raffigurazione scultorea della vergine è ora posta in una nicchia che un tempo ospitava un’acquasantiera, così le persone, se lo desideravano, potevano farsi il segno della croce o pregare.


L’ex municipio.

Questo edificio per molti anni è stato il municipio del Comune di Erto e Casso. Al termine della costruzione del nuovo centro abitato di Erto la sede venne spostata in quella attuale.

Nel tempo ha avuto diverse funzioni: latteria turnaria, sala da ballo, uffici comunali e postali, scuole, ambulatorio medico e perfino caserma dei carabinieri con relative celle di sicurezza.

La volontà di ospitare le forze dell’ordine fu espressa dalla SADE in previsione degli espropri forzosi che sarebbero stati effettuati di lì a poco.

Guardando la porta d’entrata e ponendosi a ridosso penultima finestra di legno a destra, sulla sommità del tetto dell’edificio di fronte si può scorgere una delle meridiane verticali che gli ertani anticamente usavano per determinare la scansione del tempo

. L’abitazione è la famosa casa della meridiana, più volte citata nei romanzi dello scrittore Mauro Corona.

Ex municipio e Il centro viste
L'ex municipio a sinistra e il Centro Visite a destra.

Il Piazzale del Ritorno e le vecchie scuole.

Il Piazzale del Ritorno è dedicato agli ertani rientrati dopo l’esodo forzato seguito alla catastrofe del Vajont.

L’edificio delle ex scuole elementari (la cui riapertura divenne simbolo di ripresa della vita della comunità) è oggi il Centro Visite del Parco Naturale Dolomiti Friulane, uno tra i più completi centri di documentazione sul disastro del Vajont, punto di riferimento per curiosi e/o ricercatori.

Il Centro visite di Erto ospita un museo fotografico che raccoglie ed espone immagini d’epoca e documenti di incredibile valenza storica. Un percorso informativo senza eguali per studiosi e per visitatori interessati ad approfondire la tragedia del Vajont e a scoprire usi e costumi della vita prima della catastrofe.

Una seconda parte del Centro visite si sofferma sugli aspetti più strettamente tecnico-scientifici della sciagura. Pannelli e modelli in scala ricostruiscono le dinamiche che hanno portato al disastro del 1963. Esiste inoltre una sezione dedicata alla mostra “Pietra lenta” incentrata sulla geologia.


Le fontane.

Le fontane in pietra a Erto si chiamano górc. Erano tutte costruite in prossimità di vene acquifere naturali e sotterranee convogliate in vasche nascoste (simili ad acquedotti) e da queste riversate nelle fontane. Attraverso un sistema di canalette, le acque scaricavano nella parte sottostante il paese, in modo che eventuali alluvioni non facessero gonfiare le risorgive sotterranee, causando disastrose conseguenze.
Ora invece le stesse sono alimentate dall’acquedotto comunale.

A Erto era proibito usare le diverse fontane per lavare i panni perché venivano utilizzate come abbeveratoio per gli animali e per uso domestico. Su ognuna di esse infatti c’era una targhetta con la scritta: ”Vietato lordare”.

Le donne di Erto utilizzavano anche il lavatoio della sorgente del Val de Nère per lavare i panni. Li trasportavano nelle gerle e scendevano al mattino, spesso portando i bambini più piccoli. Il sapone veniva preparato durante l’inverno usando grasso animale e soda caustica. Per le donne ertane recarsi a lavare e sciacquare gli abiti al lavatoio di Val de Nère rappresentava anche un momento importante di socializzazione. Si scambiavano chiacchiere e i bambini giocavano assieme.

Proseguendo sulla stradina dopo la chiesa di San Rocco e fermandosi alla fine della discesa, si può ancora scorgere, nel fitto del bosco a destra, un vecchio lavatoio.


La scultura della donna ertana.

ambulante scultura

Scultura in bronzo che si trova di fronte al vecchio municipio, all’inizio della via Centrale di Erto.

Commissionata in onore delle donne ertane che consacrarono la vita al commercio ambulante, o, come dicevano a erto, a dhi a girè, una fonte di sostentamento preziosissima per le famiglie meno abbienti. Partivano con carretti di legno pieni di mestoli, cucchiai, pesta-sale, sessole: tutti utensili intagliati nel legno. Questi oggetti erano definiti roba biànscia per distinguerli dalla roba lucida, ovvero attaccapanni, sgabelli o battipanni acquistati all’ingrosso nei negozi.
Le donne ambulanti portavano sulle spalle una cassettiera dove erano riposti aghi, filo, pettini, fettuccia, lamette, saponette, shampoo, pizzi e merletti. Sopra la cassettiera accomodavano il carico della maglieria.

Esse percorrevano centinaia di chilometri a piedi e chiedevano ospitalità nelle case che incrociavano. Le venditrici ambulanti riposavano nei fienili durante la notte e riprendevano il loro girovagare l’indomani per vendere i loro prodotti.

La scultura bronzea è il simbolo dell’impegno e della forza di ogni donna ertana del passato. Nel sorriso tranquillo ma indomabile del volto pare essersi fermata la loro antica dignità e bellezza.

Ambulanti in foto
Venditrici ambulanti ertane in un'immagine storica.

Tradizione di artisti artigiani.

Passeggiando per le vie di Erto potreste imbattervi in piccoli capitelli scolpiti, volti in marmo modellati sugli stipiti delle porte e diversi affreschi.

Erto ha sempre avuto una lunga tradizione di maestri artigiani, scalpellini, intagliatori, scultori e pittori. Frammenti di quelle antiche maestranze sono sopravvissute fino ai nostri giorni.

Ve ne presentiamo alcuni. A voi riuscire a scovarli girovagando per le vie del paese!

Viuzze artistiche.
Artigianti ed artisti battevano le vie di Erto.

Il capitello dello scultore.

capitello dello scultore

Questo capitello che si trova fra la piazza principale e l'ex municipio rappresenta uno degli esempi della raffinata tecnica che lo scultore ertano Svalt de Maréndi aveva raggiunto durante la sua vita. All’interno del capitello è raffigurata la scena dell’incontro fra Sant’Antonio da Padova e Gesù Bambino. L’intero bassorilievo è eseguito con perizia e cura dei dettagli, a testimonianza di una tecnica figlia di studio e dedizione. In gioventù Svalt si era formato presso una famiglia di marmisti genovesi ed era tornato a Erto per lavorare come scultore. Ancora oggi si possono ammirare alcune delle sue opere scovandole in giro per il paese, come le decorazioni degli stipiti o le mirabili sculture che ornano le lapidi più antiche del cimitero.

La lapide della famiglia Maréndi, posta in cimitero, finemente lavorata in marmo rosso, è stata recentemente saccheggiata e privata delle colonnine ricamate con tralci di vite in altorilievo che la caratterizzavano.


I “volti” dei ricchi.

I volti dei ricchi

Si trovano sulla casa privata della famiglia Palàto (nella stradina appena sotto il Piazzale del Ritorno) la cui particolarità risiede nei volti scolpiti sugli stipiti della porta d’entrata. Un genere di lavorazione che solo le famiglie più ricche si potevano concedere perché potevano pagare il giovane scultore Svalt de Maréndi. Spesso a ultimazione della costruzione veniva riportata la data di fine lavori. In questo caso era il 1906.


L’affresco "dal Dice".

Affresco del Dice

Questo affresco, ormai quasi del tutto scomparso, raffigura la fuga in Egitto e San Martino, assieme a quello che potrebbe essere San Giorgio che trafigge il Drago per salvare la principessa. La rappresentazione della principessa sembra piuttosto quella di una Madonna che fluttua seduta su una nuvola.

Come si può intuire, il pittore ertano che ha raffigurato questa scena era al corrente della storia dell'arte e dei temi dei grandi pittori italiani. La scena pare ricalcare infatti il famoso dipinto di Paolo Uccello, San Giorgio e il Drago.

L'affresco si trova sulla pista ciclabile, abbandonando il Centro Storico, nei pressi di una fontana.



Madonna de fiasco.

Madonna del fiasco

Un classico affresco di Vergine con il Bambino circondata da angeli, ma caratterizzato da un elemento anomalo: un fiasco di vino. L’opera fu eseguita da un pittore maledetto di grande talento, che visse a Erto nel secolo scorso. Schivo, selvatico e riottoso, un uomo solitario e incline al bere.
La morte prematura del geniale artista ertano fu causata da uno scivolone mentre stava dipingendo un altro affresco.

L'affresco può essere ammirato su una delle case nella parte bassa del paese.